To allow the public to form an independent opinion on the subject, Sviluppumbria’s management decided to publish the unions’ statement and the company’s response (in Italian).
Risposta di Sviluppumbria al comunicato sindacale
Stupisce nel comunicato sindacale la totale assenza di consapevolezza di quanto previsto dal decreto Madia in materia di razionalizzazione e riorganizzazione delle società pubbliche. E’ proprio grazie all’opera condotta in questi anni di taglio dei costi e di incremento delle attività se oggi Sviluppumbria può affrontare con serenità il proprio futuro senza ricorrere alla dichiarazione di esuberi prevista dal decreto Madia.
Ci si augura che anche l’azione delle organizzazioni sindacali sia improntata al perseguimento di questo obiettivo.
Ben altri sarebbero stati gli scenari che in queste settimane si sarebbero dovuti affrontare se non si fosse messa in atto la svolta profonda nella conduzione dell’Agenzia regionale.
Spiace anche dover constatare come il riconoscimento del ruolo di Sviluppumbia quale holding regionale, cardine del processo di razionalizzazione delle partecipate pubbliche previsto dal Madia e dagli indirizzi della Regione dell’Umbria, venga anche questo totalmente ignorato dalla rappresentanza sindacale aziendale.
Sorge legittima la domanda se l’azione sindacale sia ispirata al perseguimento dell’interesse generale di Sviluppumbria o non piuttosto strumentali e personalistiche aspettative di qualche suo nostalgico rappresentante.
Ben altro è il clima che regna all'interno dell'Agenzia regionale che a seguito di una profonda azione di risanamento e rinnovamento ha raggiunto risultati importantissimi sia in termini economici (risultati di esercizio) sia in termini di volumi di attività, come verrà dimostrato mercoledì prossimo con numeri e cifre incontrovertibili.
Tali risultati sono il frutto della professionalità e dello spirito di dedizione della stragrande maggioranza dei dipendenti di Sviluppumbria che si sono rimboccati le maniche e hanno affrontato un non semplice percorso di totale rifondazione del ruolo e dell'organizzazione dell'Agenzia.
La presunta linea alternativa di gestione dell'Agenzia ventilata nel comunicato sindacale è ben nota dentro e fuori Sviluppumbria: è quella della precedente direzione che aveva portato Sviluppumbria nel 2013 ad essere considerata organismo ormai da superare.
E’ giunto il momento che anche le OO.SS., più volte sollecitate al confronto per l'integrativo aziendale, innovino la loro cultura e i loro strumenti e canali di rappresentanza se non vogliono rassegnarsi al ruolo di nostalgici difensori di un passato - ne siano certi - che non tornerà. Relegandosi altrimenti una condizione sempre più marginale in un clima aziendale in cui a prevalere larghissimamente è soltanto l'orgoglio. Orgoglio di quanto Sviluppumbria nel suo insieme ha fatto e sta facendo grazie a tutti coloro che in questi ultimi anni hanno dato il meglio di se stesse e di se stessi.
Nota sindacale firmata da Fabi, First/Cisl, Fisac/Cgil, Uilca/Uil
COMUNICATO STAMPA
Sviluppumbria: sindacati, così non va
“Una cattivo clima aziendale genera malcontento e senso di frustrazione diffuso"
Lo stato delle relazioni industriali in Sviluppumbria presenta, allo stato attuale, evidenti elementi di criticità. Tali elementi fanno riferimento, non soltanto ad uno stile manageriale che tende a disdegnare il confronto con le organizzazioni sindacali, non soltanto a specifiche questioni aperte da anni che non si riescono a definire (contratto integrativo), ma ad un più generale "clima aziendale" che rende particolarmente ostile l'ambiente di lavoro. Questo risulta, infatti, gravato dalla esasperazione di logiche competitive, da una parte, e da situazioni di marginalità dall'altra, da forme di controllo esasperate, talvolta, al limite della vessazione ed esercitate anche attraverso la delazione, dalla scarsa trasparenza nei criteri adottati per l'avanzamento e la promozione dei dipendenti, da immotivati atteggiamenti di ostracismo adottati nei confronti di alcuni di questi.
Il malcontento ed il senso di frustrazione diffuso, generati da questo "clima", si accompagnano ad un processo di dequalificazione del personale dovuto ad un generale depauperamento della qualità del lavoro che si è chiamati a svolgere. Ci preme sottolineare quest'ultimo punto perché incide sul ruolo e la missione che Sviluppumbria è chiamata a svolgere in una fase molto delicata e critica della situazione economica e sociale della nostra regione. Una fase, cioè, nella quale dovrebbe essere messa in campo tutta la capacità progettuale di cui si dispone e, all'Agenzia spetterebbe il compito di promotrice di idee, di catalizzatrice di potenzialità da sviluppare, di organizzatrice di una domanda "dal basso" che si struttura lavorando sui territori insieme con gli attori locali, di integratore di competenze per lo sviluppo di nuove filiere; tutti elementi, questi, in assenza dei quali, anche "politiche" come la "area di crisi complessa" o "industria 4.0" rischiano di produrre impatto zero sul sistema territoriale.
E' del tutto evidente che allo svolgimento di tali compiti sono associati profili professionali altamente qualificati e processi di lavoro nei quali si esaltano la creatività e la capacità di autonoma elaborazione di tutti i soggetti, così, come è altrettanto evidente che, se il ruolo di Sviluppumbria si riduce a quello di mero gestore di procedimenti amministrativi (compresa la istruzione e gestione dei bandi), non solo non è utile alla promozione di politiche di sviluppo, ma ne viene impoverita la qualità stessa del lavoro e la possibilità di crescita professionale del personale. Su tale divaricazione (tra quello che dovrebbe fare e quello che fa Sviluppumbria) pesa, poi, in termini negativi una struttura organizzativa di tipo gerarchico funzionale, figlia di una cultura di impresa molto datata, assolutamente incongrua alla gestione di una società di servizi che dovrebbe essere "ad alto valore aggiunto", grazie alla quale i ruoli professionali sono soverchiati da quelli gerarchici, le competenze sono svilite, la comunicazione interna è inesistente, la demotivazione e la deresponsabilizzazione del personale sono un dato oggettivo, tipico di un flusso di input che procede a senso unico, dall'alto in basso. In tutto questo, c'è un unico filo conduttore, che lega tra loro in una sequenza di causa ed effetto, diversi elementi di criticità e diversi livelli di responsabilità: l'impoverimento del ruolo dell'Agenzia produce l'impoverimento della qualità del lavoro e della professionalità del personale;l'impoverimento del lavoro si associa ad un modello organizzativo che ne esalta tutti gli elementi di negatività. Quel modello organizzativo favorisce il generarsi di quel "clima aziendale" sopra richiamato, foriero di malessere ed insoddisfazione per i lavoratori.
Perugia, 15 ottobre 2017
Le Segreterie Regionali
FABI FIRST/CISL FISAC/CGIL UILCA/UIL