GLI STRUMENTI PER QUANTIFICARE I BENEFICI DI UN MODELLO DI ECONOMIA CIRCOLARE
L’adozione dei nuovi paradigmi dell’economia circolare nei modelli di produzione e di gestione aziendale è una pratica sempre più frequente anche perché le scadenze poste dai documenti programmatici delle Nazioni Unite e dell’Unione europea, prima trappa intermedia 2030, punto di arrivo 2050 con il raggiungimento delle zero emissioni, impone per i decisori politici e aziendali l’adozione di scelte conseguenti e irrinunciabili nell’ottica della permanenza sul mercato. Tutto ciò anche perché la sensibilità del cittadino e del consumatore sta finalmente mutando nel senso di maggiori e acquisite consapevolezze sull’irrinunciabilità della scelta della sostenibilità, pena la fine della vita sulla terra. I limiti di un certo tipo di sviluppo si sono oramai palesati nei loro effetti sull’ambiente e sulla salute delle persone, specialmente quelle che vivono negli ambienti fortemente antropizzati ed industrializzati ma anche nel resto del pianeta. La logica della produzione ad ogni costo, dell’uso indiscriminato delle risorse, dell’accumulo dei rifiuti o della loro combustione è oramai sepolta dalla storia. Le resistenze al cambiamento sono ancora molto forti e sono di ordine culturale e soprattutto economico. L’economia sostenibile è ancora, per certi versi un lusso ed un impegno, ma indietro non si torna e si devono moltiplicare gli sforzi di tutti per giungere all’obiettivo comune di un’economa a misura di uomo e di natura, anche perché il livello ed il ritmo di sfruttamento delle risorse naturali ha superato da tempo il livello d guardia che è rappresentato dalla capacità delle risorse stesse di ricostituirsi. Non si può più sfruttare e non si può più sprecare, si può solo ricostituire e rigenerare.
